sabato 25 ottobre 2025

CHIUDE MTV, IL CANALE CHE CREO’ UN NUOVO LINGUAGGIO MUSICALE

MTV chiude i battenti, schiacciato dalla concorrenza dei social e dei nuovi media.

(Una delle versioni dell’iconico logo di MTV – Copyright MTV)

I media parlano della chiusura delle trasmissioni di MTV come la fine di un’era. Potrà apparire esagerato, ma quello che è certo è che MTV, tra gli anni ’80 e ’90 ha costruito un nuovo modo di comunicare il prodotto musicale.

Un modo dinamico, con un nuovo linguaggio che ha fatto dei videoclip dei veri e propri oggetti di culto, che a loro volta hanno trasformato una generazione di musicisti in icone ricchissime.

I video di Michael Jackson erano eventi per cui si aspettava (anche su altri canali televisivi) la prima visione. Madonna, i Queen, Prince, Bon Jovi, gli Aerosmith, i RUN DMC e decine di altri artisti hanno costruito la loro carriera (e ricchezza) sulle frequenze di MTV.

E cosa dire dei volti che, iniziando proprio su MTV, hanno poi continuato la propria avventura artistica altrove? I famosi veejay.

Music TeleVision è stato più di un canale televisivo. È stata il manifesto di un’epoca POP che tra colori fluo e nuovi modi di proporre la musica, ha trasformato le note musicali in volti sempre più noti. Ha mosso denaro e valori.

Sarebbe sufficiente ricordare i grandi concerti di beneficenza a favore dell’Africa, della sensibilizzazione sull’AIDS e molti altri.

MTV ha attraversato il tempo innovando, finendo poi per essere circondata, avvolta e infine stritolata dai nuovi media che - a loro volta - proponevano nuovi linguaggi ma lontano dal televisore. Il media che ha influenzato quasi quarant’anni di musica ha dovuto cedere il passo non solo ad altri media, ma soprattutto ad altri dispositivi.

La musica ora si “consuma” a colpi di visualizzazioni sul telefonino. Volumi digitali. Il mercato musicale è cambiato e ora il business lo si fa soprattutto negli eventi live, dove si vendono i biglietti.

Il televisore è un oggetto troppo ingombrante per le tasche dei giovani che, isolandosi con le cuffiette, non passano più i pomeriggi (e le notti) a vedere videoclip in camera.

Videoclip (gli attuali) che - è giusto ricordarlo - non sono lontanamente confrontabili con i capolavori trasmessi negli anni ottanta e novanta dello scorso secolo. Un secolo fa. Un’altra musica.

Rimangono i ricordi. Rimane un logo che è icona. Rimangono i nomi di chi non c’è più e di chi c’è e va avanti in un mercato  discografico diverso. Rimane una nostalgia ferma lì, che ti fa rimpiangere il fatto che il tempo sia andato avanti dimenticando da qualche parte la qualità musicale e artistica. Rimane la gratitudine di chi ha visto. Di chi c’era. Grazie MTV.

 

Emmanuele Macaluso

giovedì 23 ottobre 2025

REPORTAGE: MOSTRA “IL CONTE COZIO E IL MITO DI STRADIVARI”

REPORTAGE: Abbiamo visitato la mostra attualmente allestita in una delle sale di Palazzo Madama a Torino, tra tesori di Stradivari, Guarneri del Gesù e altri mostri sacri della liuteria italiana del ‘700 e ‘800.

(Una visione d’insieme della sala con gli strumenti in esposizione - Photo: Emmanuele Macaluso - Copyright Opificio della Musica)

Dal 19 settembre al 23 novembre 2025, è allestita a Torino, presso la sala espositiva del piano terra di Palazzo Madama, la mostra “Il Conte Cozio e il mito di Stradivari – Capolavori in Piemonte del ‘700 e ‘800”.

La mostra mette insieme alcuni pezzi pregiati di Ignazio Alessandro Cozio, conte di Salabue (Casale Monferrato 1755 - Salabue 1840), nobile piemontese appassionato di musica, che ha raccolto strumenti ad arco, sparititi e cimeli del 1700/1800 di assoluto valore, diventandone uno dei massimi collezionisti dei quali abbiamo notizia. 

L’allestimento è ben curato, con un’ottima gestione dell’illuminazione e degli spazi. Gli strumenti (violini, viole, mandolini e chitarre) sono stati appesi all’interno di teche che permettono di poter indagare i pezzi anche nel retro, mettendo a disposizione del visitatore i segni di usura degli strumenti che, a contatto con i musicisti, hanno impresso nell’aria il loro splendido suono.

I pezzi in visione sono capolavori assoluti costruiti da liutai del calibro di Antonio Stradivari, Nicola Amati, Giuseppe Guarneri del Gesù e Giovanni Battista Guadagnini.

A completare l’esposizione alcuni documenti, testi e spartiti che hanno accompagnato il conte nella sua lunga vita punteggiata dalla passione per la musica.

(Un’altra visione d’insieme della sala con gli strumenti in esposizione - Photo: Emmanuele Macaluso - Copyright Opificio della Musica)

Consigliamo di visitare la mostra, sottolineando che avrebbe meritato una maggiore esposizione mediatica e che (purtroppo), arrivata ben oltre la metà del suo periodo di esposizione, non vede ancora un catalogo a disposizione dei visitatori. Catalogo che può essere prenotato, ma che avrebbe dovuto riempire gli scaffali del bookshop fin dall’inizio.


Un’ultima considerazione:

Non possiamo non chiederci quanto (e come) questo evento culturale sarebbe stato pubblicizzato - e reso maggiormente fruibile dai tanti appassionati di musica - al di fuori delle mura cittadine. La sensazione è che rimanga sempre quell’antico pensiero tipicamente sabaudo, secondo cui – se un evento viene “comunicato” bene – rischia di diventare troppo “commerciale”. Orrore! 



Emmanuele Macaluso